notizie storico-critiche | Dopo una breve frequentazione dell'Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1845, Lega inizia a seguire le lezioni di Luigi Mussini, pittore purista, e successivamente di Antonio Ciseri che lo spinge ad osservare il vero con più semplicità e con un maggior senso della realtà. Frequentatore delle riunioni del Caffè Michelangelo, la sua tecnica vira gradualmente fra il 1860 e il 1861 verso la pittura di "macchia", realizzando opere caratterizzate da un maggior equilibrio formale, con una composizione rigorosamente definita dalla luce e dal contrasto cromatico.Nel decennio seguente si apre la stagione più felice dell'artista, ospitato nella casa sui colli intorno a Firenze dalla famiglia Batelli ed impegnato nelle ricerche en plein air con Signorini, Abbati, Borrani e Sernesi, che vi si recavano a dipingere. Ed è proprio in questi luoghi che dipinge Il bindolo, realizzato nei pressi del torrente Africo, nella zona che fiancheggia l'Arno detta Piagentina dove si stendevano gli orti e le case coloniche. Il quadro raffigura una macchina per l'irrigazione mossa da un mulo per tirare l'acqua di un pozzo, presso cui è intenta a lavare degli ortaggi appena colti un'anziana donna ingobbita dal lavoro. Nell'opera ogni elemento - gli ortaggi, l'erba e il terreno, l'ingranaggio del macchinario, gli alberelli e le foglie - è rappresentato con precisione documentaria, conferendo all'insieme un timbro ancora purista nella tavolozza chiara da primitivo toscano. Il paesaggio è verosimilmente l'orto retrostante casa Batelli, da cui il pittore trasse continua ispirazione, rappresentando la quotidianità del lavoro di lavandaie, contadine o uomini affaticati, dipingendo i gesti intimi e i ritmi lenti che scandivano la vita domestica e del contado circostante, con immagini pervase da una dolce malinconia. L'opera fu acquistata dallo Stato su segnalazione del pittore Giuseppe Benassai, come risulta da una lettera di Diego Martelli a Ferdinando Martini, datata 29 ottobre 1884, (Silvestro Lega 1973, pp. 18-19, n. 17). Denominato dallo stesso Martelli Il bindolo (titolo tuttora mantenuto), il dipinto risulta invece come Il Lavatoio negli inventari del Ministero (inv. 11923), dove è rimasto fino al 1973 quando è stato trasferito in Galleria Nazionale d'Arte Moderna.La datazione autografa e l'affinità stilistica con altre opere dello stesso periodo, suggeriscono inoltre una possibile identificazione della nostra tela con il dipinto intitolato "Un orto presso Firenze", esposto dal Lega alla Promotrice Fiorentina del 1863. |