notizie storico-critiche | La tela rappresenta una seconda versione, di maggiori dimensioni, di un dipinto realizzato nel 1881 (appartenuta a Paolo Signorini, quindi alla collezione Ingegnoli, e forse lo stesso ora in collezione privata, cfr. Monti 1984, n. 169) ed esposto alla Grosvenor Gallery di Londra lo stesso anno, quando Signorini si recò in Inghilterra. Questo fatto è documentato da una fotografia antica con una nota manoscritta dello stesso Signorini, conservata nell'Archivio dei Macchiaioli di Roma, Il tema si riallaccia a quello realizzato vent'anni prima, "Il ghetto di Venezia", che suscitò forte scandalo e disapprovazione alla prima Esposizione Nazionale di Firenze. Rappresenta uno dei tema urbani inaugurati con il "Ponte Vecchio" (1879, coll. privata) e frutto dei viaggi in Francia e Gran Bretagna, nonché della rielaborazione di temi urbani denittisiani. Oltre alla volontà di riprendere una tranche di vita moderna, più forte emerge l'aspetto sociale del tema e la denuncia delle situazioni di degrado della città, con semplicità, cura naturalistica e senza gli eccessi aneddotici del "Sobborgo di Porta Adriana a Ravenna". Questo aspetto è sottolineato dal vecchio signore che incede mestamente in primo piano, che si pone quasi a simbolo dell'intero ambiente (cfr. Cecioni 1905).Il dipinto è datato da Signorini nel 1882, nella "Cronologia Autobiografica", in Somarè 1926, p. 270) in concomitanza con una sua prima esposizione a Torino nel 1882 e forse alla promotrice fiorentina dello stesso anno (cfr. Lafranconi 2006) e in seguito, come ricordato sempre da Signorini, nel 1884, di nuovo a Torino e lì acquistato dall Galleria Nazionale d'Arte Moderna (cfr. Signorini, "Lettera informativa al presidente dell'Accademia di Belle Arti", in Somarè, cit., p. 279). Nella lista dei quadri d'invenzione venduti redatta dal pittore stesso (pubblicata in A. M. Fortuna, "Il gazzettino delle Arti e del disegno di Diego Martelli 1867", Firenze 1968), Signorini cita inoltre un bozzetto del "Ghetto", datato 1882, venduto a un tal sig. Cook, mentre un altro "Ghetto" datato 1890 è stato venduto, con altri due quadri, al livornese Cauro. |