notizie storico-critiche | L'identificazione di questo piccolo gruppo con quello esposto da Silvestro Simonetta alla Società Promotrice nel 1844 si deve a Barbara Cinelli che ha ricostruito le vicende legate a questa scultura nel catalogo della mostra <>, Torino 1980, v. II p. 705, scheda n. 773. L'identificazione è giustificata oltre che dalla firma e dalla coincidenza iconografica, dai caratteri stilistici che indicano un'opera giovanile: in quell'anno infatti il Simonetta, ancora allievo del Gaggini e del Bogliani all'Accademia Albertina si aggiudica il primo premio per il nudo in creta. L'opera costituisce un esempio significativo di come i modelli della scultura antica, insostituibile base dell'insegnamento accademico, potevano piegarsi ad un'interpretazione in tono minore per realizzare sculture di non grandi dimensioni e destinate all'arredo domestico. A tale conversione di registro corrisponde la scelta da parte dello scultore di un tema consueto della scultura ellenistica di piccolo formato, che coincide in questo caso con il probabile ricordo di una divulgatissima statuetta "romantica": l'Orfano di L. Pampaloni (cfr. Cultura neoclassica e romantica nella Toscana granducale, catalogo della mostra a cura di S. Pinto, Firenze 1972, p. 87 n. 14), con la quale la nostra opera divide l'intonazione quietamente sentimentale. Non sono chiare le vicende della sua acquisizione nelle collezioni sabaude: non compaiono indicazioni di acquisto da parte della famiglia reale nel catalogo del 1844, e neppure nella rassegna dedicata all'esposizione dalla "Gazzetta Piemontese", che anzi, curiosamente, ricorda di Simonetta soltanto un bassorilievo destinato ad un monumento sepolcrale neogotico (cfr. "Gazzetta Piemontese", n. 137, 1844). La scultura è comunque ricordata nelle collezioni dei Duchi di Genova a partire dal 1855, come dimostra il "Catalogo dei quadri ed oggetti d'arte...", compilato dal pittore Francesco Sampietro, che la segnala nella Galleria del Teatro, al numero 27, con il solo titolo de <>. Nello stesso anno l'"Inventaro estimativo dei mobili, oggetti fissi, e semoventi, esistenti nel Castello..." la segnala al numero 352: <<...1 Puttino in marmo bianco seduto alt. cm. 55 p. 15 con cane di cm. 40 con base a foggia di tronco compreso lo zoccolo di noce nero ovale su base quadra di legno colorito a foggia di marmo alt. m. 1. Del Simonetta. 400>>. Nella stessa collocazione la ricordano le successive inventariazioni compilate nel 1876, 1908 e 1927, rispettivamente ai numeri 93, 604 e 2977. Nel 1964 la <> è registrata al numero 1045 nel "Pianerottolo fondo scala di servizio", al primo piano nobile mentre nel 2001 è ricordata nell'Appartamento Chierici, già "Foresteria sopra le serre", situato nel mezzanino tra il piano terra e il primo piano (cfr. E. Gabrielli, Le decorazioni e gli arredi, in D. Biancolini, E. Gabrielli, a cura di, Il Castello di Agliè. Gli Appartamenti e le Collezioni, Torino 2001, pp. 81, 102 nota 487).Per quanto riguarda lo scultore Silvestro Simonetta, dai registri dell'Accademia di Belle Arti di Torino, sappiamo che l'artista meritò il secondo premio in alcuni concorsi minori semestrali negli anni 1843, 1844, 1845. Nel 1847 è a Roma come pensionato del collegio Caccia di Novara, ed invia alla Società Promotrice di Belle Arti di Torino, alle cui esposizioni partecipa fin dal 1844-1845, un busto in marmo del "Salvatore" ed una statuetta "Erminia" acquistata dalla stessa Società. Il largo favore concessogli dalla Società è dimostrato dal ruolo di consulenza che gli viene affidato per la parte grafica dell'Album e dalle molte sue opere acquistate per destinarle in premio ai sottoscrittori. Fu molto apprezzato anche dalla famiglia reale, come testimoniano la "Ruth" acquistata dalla Regina Maria Adelaide, il gruppo "L'amor fraterno", di proprietà di Vittorio Emanuele II, esposto al Valentino nel 1850, una "Madonna" che la regina Maria Clotilde acquistava per quattrocento lire nel 1858 , e la "Malinconia", ancora conservata a Palazzo Reale, acquistata da Vittorio Emanuele nel 1860. La sua produzione si orienta soprattutto verso opere di piccolo formato, destinate ai privati come busti e ritratti. Nel 1860 è nominato insegnante all'Accademia e nel 1861 maestro aggiunto (cfr. B. Cinelli, Silvestro Simonetta, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna/ 1773-1861, catalogo della mostra a cura di E. Castelnuovo e M. Rosci, Torino 1980, v. III, p. 1487). |