notizie storico-critiche | Il dipinto risulta collocato nel 1966 nell'Ufficio del Conservatore di Palazzo Reale e nel 1898 al secondo piano della residenza, nella sala N° 54 entro cornice "di legno modinato e dorato" poi dispersa. L'attuale cornice risale al 2001 e fu realizzata a spese del comitato organizzatore della mostra milanese "I volti di Carlo Cattaneo 1801-1869. Un grande italiano del Risorgimento", finanziatore anche dell'intervento di restauro sulla tela (cfr. F. Della Peruta, C. G. Lacaita, F. Mazzocca, a cura di, "I volti di Carlo Cattaneo 1801-1869. Un grande italiano del Risorgimento", catalogo della mostra, Milano 2001p. 228 cat. n. 618, pp. 120 e 190 ill.). Come ricorda l''inventario del 1892 fu acquistato nel 1861, alla XX mostra della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino, dove era esposto con il titolo di "L'ingresso di re Vittorio Emanuele II in Napoli, il 7 novembre 1860", nella sala X col numero 406 ancora presente sull'etichetta incollata alla tela (cfr. catalogo della mostra, Torino 1861, p. 22 cat. n. 406). Nel 1980 fu presentato alla mostra "Cultura figurativa e architettonica negli stati del Re di Sardegna 1773-1861", nella cui scheda del catalogo (dove è indicata la misura errata di 267 x 372 cm.) si legge che sul retro presenterebbe l'iscrizione "Sig. Caffi per Torino" non riscontrata forse per l'impossibilità di visionare tutta la parte posteriore dell'opera (cfr. voce biografica in E. Castelnuovo-M. Rosci, a cura di, "Cultura figurativa e architettonica negli stati del Re di Sardegna 1773-1861", catalogo della mostra, Torino 1980, v. III pp. 1413-1414 di Gozzoli M. C. e v. II p. 673 cat. n. 744 di Rosci M.). Il soggetto fu replicato dal pittore in un'altra tela, conservata a Ca' Pesaro a Venezia, nella quale Mary Pittaluga vede una "composizione chiusa, compatta ... dove la luce, sicuramente orchestata, inquadra il palazzo reale e lascia il resto in un penombra brillante, edifici e folla. La sintesi, conseguita nel bel <> di Ca' Pesaro, si affloscia e disperde nel quadrone del Palazzo Reale di Torino" (cfr. Mary Pittaluga, "Ippolito Caffi 1809-1866", Vicenza 1971, p. 79, ill. 112 per la tela a Venezia e p. 90 n. 65 per quella di Torino con misure errate 372 x 267; Guido Pedrocco, "Ippolito Caffi 1809-1866", catalogo della mostra, Venezia 1979, p. 45 fig. 42 per dipinto a Venezia). Recentemente il dipinto è stato pubblicato da Piergiorgio Dragone, secondo cui pur essendo un'opera celebrativa dell' "entrata trionfale del re ... i soliti motivi della rappresentazione - le bandiere tricolori, le masse che accorrono in festa, ecc. - si perdono nel cielo azzurro attraversato dalle nuvole" (cfr. P. Dragone, "Pittori dell'Ottocento in Piemonte. Arte e cultura figurativa 1830-1865", Torino 2001, pp. 254 [misure 372 x 267], 256, 316-317 voce bio-bibliografica di Caldera M.).Ippolito Caffi (Belluno 26 ottobre 1809 - Lissa (Croazia) 20 luglio 1866), dopo gli studi nella nativa Belluno, compì la propria formazione all'Accademia veneziana (1827-29) e durante un soggiorno a Roma, dal 1832. La bibliografia indica il periodo romano come quello di svolta per la decisione di "applicarsi alla pittura di paesaggio, al cui sviluppo, in direzione di una visione rivelatrice della realtà, contribuì apportando decisive varianti agli schemi canalettiani, ancora ben radicati in pieno Ottocento" (cfr. scheda biografia di F. Magani, "La pittura in Italia", Milano 1990, v. II pp. 723-724). Anche secondo Marini iniziò "impegnato in un vedutismo a matrice ancora settecentesca, dal soggiorno romano del 1833 si esercitò sul vero, affrontando il paesaggio con espliciti riferimenti corotiani e di attitudine romantica" (cfr. Giuseppe Luigi Marini, "Il valore dei dipinti dell'Ottocento e del primo Novecento", 1999-2000, Torino 1999, p. 140). "Fino al 1843 la sua attività fu intensa: aveva domicilio a Roma, ma si spostava di continuo in altre città per mostre e commissioni di lavoro" (cfr. voce biografica di M. Pittaluga in "Dizionario biografico degli Italiani", Roma, vol. XVI 1973, pp. 268-270). Nell'autunno del 1843 partì per l'Oriente, tornò nel 1844 e quattro anni dopo lasciò Roma per arruolarsi contro l'Austria. Patriota attivo, durante la reazione austriaca fu esiliato e, dopo un soggiorno in Svizzera, si trasferì a Genova. Nel 1851 debuttò all'esposizione della Promotrice torinese, nei cui cataloghi risulta talvolta in contemporanea con le edizioni genovesi fino al 1864. Riprese poi a viaggiare all'estero, fece ritorno a Roma, dove rimase dal 1855 al '57, nel 1858 a Venezia fu nuovamente processato, riprese l'attivismo politico e si trasferì in Campania. Allo scoppio della terza guerra d'Indipendenza, nel 1866, partì da Venezia e trovò la morte nell'affondamento, il 20 luglio a Lissa, della nave "Re d'Italia", su cui si era imbarcato per seguire le vicende belliche. |