notizie storico-critiche | Formatosi all'Accademia di Belle Arti di Firenze tra il 1851 e il 1857, sotto la guida di Enrico Pollastrini e Stefano Ussi, realizza nel periodo giovanile composizioni storico-aneddotiche, d'impianto ancora accademico. L'ambiente fiorentino del gruppo dei macchiaoli e l'amicizia con Giovanni Fattori e Cristiano Banti, lo portano ad indirizzarsi verso un nuovo approccio della realtà con opere di soggetto contadino realizzate con un disegno incisivo dal forte risalto plastico; tuttavia, nonostante l'interesse verso le sollecitazioni dei Macchiaioli, Ferroni non aderisce al gruppo, approvandone le scelte tematiche, la rappresentazione di personaggi ed episodi della campagna toscana, ma non le novità tecniche. Le opere dei primi anni Sessanta, come il Ritorno dalla fiera (1862, Firenze, coll. Privata) e La visita, (1863, Firenze, Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti), testimoniano come la sua pittura si fosse definitivamente orientata all'espressione del vero. Si afferma nel panorama artistico fiorentino con il dipinto Le trecciaiole (1867, Londra, National Gallery), presentato alla Promotrice del 1868, che inaugura una serie di composizioni più vaste e complesse. L'opera fu apprezzata da Signorini e Cecioni per la scelta del soggetto e la qualità tutta toscana della pittura, documentando l'abbandono nella sua tecnica da ogni residuo accademico. Ritiratosi all'inizio degli anni Settanta con la famiglia nella solitudine di una casa di campagna a Ponte a Signa, Ferroni radicalizza la sua pittura sul tema degli 'idilli' campestri nella scia della contemporanea opera di Silvestro Lega, ispirato dall'immersione nel suo racchiuso mondo familiare, mèta costante delle visite degli amici artisti e critici. Il viaggio a Parigi del 1875 insieme a Fattori, Cannicci e Gioli, documenta la conoscenza diretta e la sua adesione alle correnti del naturalismo che dalla Francia con Jules Breton e Bastien-Lepage si venivano diffondendo in Europa. La Boscaiola fu realizzata a ridosso del soggiorno parigino e in essa vi è un'evidente influenza del naturalismo francese che porta l'artista ad una maggior adesione al destino dolente degli umili. Fu esposta nel padiglione italiano dell'Esposizione Universale di Parigi del 1878 con il titolo Le retour de la forêt avant l'orage, suscitando gli elogi di Martelli e Zandomenighi. Il dipinto rimase nella Galleria Pisani fino al momento della liquidazione di quest'ultima nel 1914.Nel corso del Novecento l'arte di Ferroni è stata progressivamente dimenticata dalla critica, trovando una rinnovata valutazione della figura dell'artista nell'ambito del naturalismo europeo di fine Ottocento solo in tempi recenti (2002). |