notizie storico-critiche | Il dipinto fa parte di un nucleo di dieci tele con soggetti biblici e di genere realizzate da Pietro Domenico Olivero e attestate in castello già nell'inventario del 1826. I dipinti però non sarebbero stati commissionati dalla casa regnante o dalla famiglia San Martino d'Agliè, prima detentrice della residenza, ma sarebbero stati qui allestiti in epoca successiva. La recente pubblicazione di documenti d'archivio riguardanti la famiglia Ferrero d'Ormea, da parte di A. Cifani e F. Monetti (cfr. bibliografia), ha permesso il riconoscimento dei dipinti oggi ad Agliè con quelli menzionati in pagamenti ad Olivero da parte dell'amministrazione del marchese d'Ormea. L'identificazione è resa possibile dalla presenza di soggetti religiosi precisi, meno noti tra l'ampia produzione del pittore, e chiaramente riconoscibili. Del resto già A. Baudi di Vesme riportò documenti testimonianti la predilezione e cordiale amicizia accordata dal marchese Carlo Francesco Vincenzo Ferrero d'Ormea (Mondovì il 25 aprile 1680 - Torino il 29 maggio 1745) al pittore e le numerose commissioni di dipinti con temi sacri per i palazzi di Torino e di Montaldo presso Chieri (cfr. Schede, v. III, pp. 744-749). Nel "Saldaconti" della casa d'Ormea sono registrati i pagamenti ad Olivero, emessi dal 1737 al 1745, e la descrizione delle opere consegnate (in ASTO, Archivio Ferrero d'Ormea, Beni patrimoniali e redditi, mazzo 102), tra cui compaiono le tele di Agliè, in un primo tempo allestite come sovrapporte nella residenza torinese. Alla morte del marchese, avvenuta nel 1745, l'eredità passò al figlio Alessandro Marcello Vincenzo, che nel 1749 si trasferì dal palazzo occupato dal genitore, di proprietà del marchese del Borgo, in un altro sito in piazza San Carlo, del marchese di Priè. Al momento del trasporto lasciò le porte della vecchia residenza al proprietario dell'immobile ma fece staccare le sovrapporte, che portò via nel 1750 e collocò nella nuova sede. Alla morte di Alessandro, nel 1771, fu stilato un inventario dei beni che passarono, a causa della morte prematura del figlio Carlo Emanuele Vincenzo, ai nipoti Carlo Emanuele Ferdinando e Paolo Cesare Vincenzo. Nell'inventario (ibidem, mazzo 108) il tutore Sargiano, nominato poichè gli eredi erano in età pupillare, è indicato come responsabile dei beni, tra cui trenta sovrapporte ed un dipinto attribuiti ad Olivero a Torino ed altre opere nel castello di Montaldo. In questi anni cominciò la dispersione delle tele, date le difficoltà economiche della casata, a cui tentò di porre rimedio la nonna materna degli eredi giunta a Torino per operare la scelta degli oggetti necessari alla famiglia e disporre la vendita del resto. I documenti d'archivio riferiscono poi che nel 1771 furono vendute a privati tre sovrapporte ed un quadro, che nel 1772 dieci tele furono affidati ai banchieri Torras e che nel 1778 fu effettuata una nuova stima delle undici opere superstiti. A questo punto si perdono indizi sicuri sulla sorte delle tele, che potrebbero essee state acquisite dalla casa regnante in questi anni oppure, dopo una serie di passaggi intermedi, in epoca successiva. Le tele, pubblicate da Andreina Griseri nel 1963, sarebbero dunque databili intorno al 1736, quando il pittore redasse una lista di opere già realizzate comprendente con certezza almeno una di quelle oggi ad Agliè. Il dipinto qui in esame rappresenta, secondo le fonti archivistiche, "il Signore che scacia gl'Ebrei della Sinagogha quando facean Maercato". Non è stato possibile ricostruire per intero la catena inventariale del dipinto, data l'assenza sull'oggetto di numeri riconducibili ad alcune campagne d'inventariazione e la descrizione troppo generica contenuta nei registri del 1908 (ASTO, Archivio del Duca di Genova, Tenimento d'Agliè, m. 62), del 1876 (id. m. 61 che riporta "32 Quadri ad olio, con cornice dorata, rappresentanti Personaggi, Paesaggi, Fatti di storia sacra, Uccelli, ed Animali domestici, di scuola antica e moderna"), del 1843 (id. m. 60 "Trentaquattro quadri con cornici tutte dorate rappresentanti vedute, Paesaggi, Bambocciate, e Cacciagioni, parte del Crivelli, e parte dell'Olliveri"), del 1831 e del 1826 (id. m. 59, con descrizione analoga). |