notizie storico-critiche | Il dipinto, firmato da Giovanni Marghinotti, è stato pubblicato di recente con didascalia "fanciulla con fiori nel grembiule" da Maria Grazia Scano (cfr. "Pittura e scultura dell'Ottocento", Nuoro 1997, p. 83), secondo la quale rimangono dei dubbi sull'identificazione di questa tela con "La "fioraia catalana" esposta nel 1853 alla mostra della Società Promotrice di Torino con n. 261 e valutazione di £. 500 e acquistata dalla "regina madre Maria Teresa" (cfr. ipotesi di Marco Rosci nel catalogo della mostra "Cultura figurativa e architettonica negli stati del Re di Sardegna 1773-1861", a cura di E. Castelnuovo-M. Rosci, Torino 1980, v. III p. 1460). Secondo la studiosa "il dubbio tuttavia sussite, soprattutto sulla base dei dati di costume, che non sembrano riferibili alla tradizione catalana, e potrebbero anche esser localizzati, più probabilmente, in Sardegna". Nel catalogo dei dipinti redatto da Elena Ragusa e Barbara Fioravanti però è indicato anche un numero d'inventario ("165 185. PRM") non riscontrato nel corso del rilevamento dei dati, che confermerebbe l'acquisto da parte della regina madre Maria Teresa e la registrazione in un inventario del patrimonio privato non reperito tra i documenti in Archivio di Stato. Non sono del tutto chiare le vicende storiche del dipinto, censito in un primo tempo ad Agliè da Sampietro, che sorprendentemente non riconosce la paternità di Marghinotti e interpreta i costumi della donna come sardi senza riportare il titolo originario, poi in un palazzo torinese (il Chiablese?), qui inventariato con l'etichetta rettangolare prestampata in nero "CASA DI SAR/ IL DUCA DI GENOVA" ed infine trasportato dinuovo al castello di Agliè il 19 giugno 1885 insieme ad altre opere, come testimonia l'elenco di "Oggetti spediti da Torino al Castello d'Agliè dal 1877 al 1887". Nella sala sono oggi disposti tre dipinti dall'impostazione simile, all'incirca coevi, stilisticamente confrontabili tra loro, raffiguranti una figura femminile di tre quarti in costumi connotati geograficamente, le cui vicende storiche sono comuni. Non si hanno notizie certe sui primi anni d'attività di Giovanni Marghinotti, nato a Cagliari il 7 gennaio 1798, ma sappiamo che già nel 1819 il pittore si trovava a Roma. A Torino sarebbe giunto nel 1829 per esporre a Palazzo Reale tre tele: una copia dell'"Ecce Homo" di Guido Reni, un "Ritratto di Carlo Felice" e un'"Annunciazione", donata dal re alla chiesa dell'Annunziata di Cagliari, dove arriva nel maggio dello stesso anno. Del ritratto di Carlo Felice a grandezza naturale esegue, per ordine sovrano, una replica inviata al Palazzo Reale di Cagliari, dove è già inventariata nel 1830. Questo dipinto costituisce un precedente importante perché sarà ripreso dall'artista nel 1837, quando su commissione di Maria Cristina esegue una copia del ritratto cagliaritano, con la variante dello sfondo con il castello di Moncalieri e della statuina raffigurante la Sardegna conservato nel Castello di Agliè, nella sala blu dell'Appartamento del re. Marghinotti fu molto apprezzato come ritrattista, si ricordano in particolare la tela rappresentante "Carlo Felice munifico protettore delle Belle Arti in Sardegna" del 1830, un ritratto di Carlo Alberto del 1833, entrambi al Municipio di Cagliari, e altre effigi di Vittorio Emanuele II. Il pittore fu coinvolto anche nei progetti decorativi carloalbertini per il Palazzo Reale di Torino, mirati alla glorificazione della casa Savoia, soprattutto con dipinti di tematica storica. Per quanto riguarda gli anni Cinquanta, la sua attività a Torino è documentata soltanto dai titoli riportati nei cataloghi delle esposizioni (partecipò alle esposizioni triennali di arte e industria nel 1838 e nel '50 e a quelle della Società Promotrice delle Belle Arti con 19 opere negli anni 1845-46, 1848-52 e 1855-56), che ne rilevano la polivalenza tematica: nel 1852 ad esempio espone un "Ritratto di Vittorio Emanuele II", "La sultana" con n. 259, "La preghiera" e "Giacobbe scopre il pozzo per abbeverare il gregge di Rachele" e nel 1855 "Giovane borghigiana suonatrice di timpano, in riposo" con n. 265. Nel 1852 l'artista compie un viaggio in Spagna forse motivato dal desiderio di conoscere l'arte di Goya; qualche traccia del viaggio si può cogliere, per il soggetto, nella "Fioraia catalana" al Castello di Agliè, dove si conserverebbe anche una "veduta di Sassari" del nostro pittore. Professore all'Accademia Albertina fino al 1856, quando dopo dieci anni d'insegnamento, Vittorio Emanuele II lo dispensò dall'incarico. Rientrato definitivamente in Sardegna, Marghinotti continuò a lavorare per commissioni pubbliche e private fino all'anno di morte, il 1865. |