notizie storico-critiche | L'opera consiste nella traduzione in marmo del gesso realizzato tra il 1878 e il 1879 (come testimoniano alcune lettere dello stesso autore. Cfr. Cecioni, 1905, pp.403-405), attualmente conservato presso la Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze. Esso fu esposto per la prima volta all'Esposizione Nazionale di Torino nel 1880, dove non mancò di far discutere per via del singolare realismo, insieme a "Incontro per le scale" (cfr. scheda n. 00826914). Cecioni non poté lavorare al marmo a causa delle difficoltà economiche fino al 1884, anno in cui decise di rivolgersi all'amico poeta Giosuè Carducci (cfr. lettera di Cecioni al Carducci da Roma del 26 maggio 1884 in A. Cecioni, 1932, p. 326), il quale aveva già dedicato all'opera la poesia "La Madre" (pubblicata in "Fanfulla della Domenica", 1880, a. II, 25 aprile): questi intervenne prontamente con una lettera al Ministero dell'Istruzione Pubblica, nella quale incitava lo Stato ad acquistare l'opera una volta tradotta in marmo. L'esito fu positivo: nel 1887 la scultura in marmo figurò finalmente nelle collezioni della Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Il gruppo è particolarmente esemplificativo nella nuova concezione cecioniana del vero nella sua rappresentazione in scultura e in pittura. I motivi della scelta del soggetto e gli ideali artistici e morali che muovono l'opera sono di "inspirare nell'osservatore quel sentimento di naturale rispetto che suscita una madre". Per realismo, Cecioni intende lo studio della natura che "porta ad osservare con amore e con interesse le cose come sono... la vita reale con tutti quei dettagli che le false teorie dell'idealismo ci avevano educati a disprezzare" (Cecioni, op. cit., 1932, p.77).Un bozzetto in gesso, conservato alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Firenze, presenta delle analogie con una terracotta dello stesso soggetto (collezione Emanuele Rosselli), per via della posizione della madre e del bambino, analoga al dipinto "Mamma e bambino" esposto a Palazzo Pitti nel 1927 (prima di proprietà della figlia Giulia, poi nella collezione Checcucci di Firenze. Cfr. Pittori dell'Ottocento nella raccolta Checcucci di Firenze, pref. di E. Cecchi, Milano, Galleria Pesaro, 1929, n. 23 tav. XLV).Altri esemplari: Firenze, Galleria d'Arte Moderna, Palazzo Pitti, gesso originale, 1878/1879; Firenze, Galleria d'Arte Moderna, bozzetto in gesso, h105,5 (dono al Comune di Firenze dal rag.Alfonso Cianfanelli, 1937). Collezione Emanuele Rosselli, terracotta.Nella collezione Gonnelli, a Firenze, esiste un disegno preparatorio del gruppo in gesso originale di Firenze, (Bacci, 1969). |