notizie storico-critiche | Tra i maggiori esponenti del paesaggismo romano di derivazione romantica, Alessandro Castelli nella sua lunga attività rimase sempre costante nel suo credo anti-verista, volto a portare avanti la tradizione del paesaggio composto, risultando tuttavia originale nella forza e nell'energia delle sue vedute.Verosimilmente si devono alla sua formazione alcune peculiarità della sua poetica, poiché Castelli frequentò l'Accademia di San Luca dedicandosi in un primo momento all'incisione, tecnica che gli permise di avere particolare acume nella resa dei dettagli anche più minuziosi. Tra le prime opere, le più interessanti risultano proprio le 19 incisioni su rame dal titolo "I principi del paesaggio", in cui l'artista raccolse nitide vedute della Campagna Romana e del Palatino, accompagnate da riproduzioni molto curate di alberi e piante. Negli anni quaranta, Castelli frequentò il giovane Nino Costa e, con lui, i pittori stranieri che peregrinavano per la campagna romana, in particolare gli artisti tedeschi e danesi di stanza ad Olevano Romano. Nonostante le diversità di vedute in pittura, i due romani erano accomunati nell'attività politica nelle lotte risorgimentali, che costrinse entrambi a lasciare Roma. Castelli si rifugiò all'estero, viaggiando tra Parigi, Berlino e Londra, fino al 1870, lasciando campo libero al nuovo paesaggio di marca napoletana di Achille Vertunni, a Roma dal 1853. Esattamente agli anni successivi al rientro in patria è possibile riferire, come ormai la critica sembra supporre, il dipinto in esame che invece Lavagnino riteneva una delle "cose più antiche" del pittore (cfr. Lavagnino 1956). Infatti il dipinto trova consonanze stilistiche con opere della produzione tardoromantica dell'artista, datate a quel torno di anni, come "Il Lago Trasimeno" (n. 00489413) o "Il dio Pan", datato 1886 (n. 00489414), aperta a suggestioni internazionali.Come questi ultimi, il dipinto è un paesaggio caratterizzato da un'ampia veduta costruita in maniera razionale, in cui l'artista fonde reale ed ideale, studio puntuale della natura con una definizione del dettaglio resa con pennellata minuta ma nervosa, e invenzione, in cui però l'aspetto pittoresco ha maggior rilievo rispetto all'intonazione sentimentale più evidente negli altri.Il tema del ponte rotto di Augusto sulla Nera nei pressi di Narni fu molto popolare nel corso dell'Ottocento; lo stesso Castelli tornò altre volte sul tema, come testimonia il disegno "Narni e il ponte di Augusto" esposto alla monografica organizzata nel 1903, all'Esposizione degli Amatori e Cultori di Belle Arti. L'esempio più noto dell'interesse per Narni e per il suo ponte è rappresentato dalle versioni del soggetto, certamente più innovative, dipinte da Corot. Alla resa compendiaria e sintetica dei bozzetti del pittore francese, o alla vaporosa e composta classicità delle redazioni finali, Castelli oppone una visione ricca di retaggi romantici in cui personaggi minuti si perdono nella vastità della natura e dove il ponte romano non occupa il centro della scena, passando quasi al margine, lasciando il ruolo di protagonista del dipinto al monte sul quale sorge il paese umbro. |