notizie storico-critiche | Proveniente dalle collezioni sabaude è ricordato in Pinacoteca dal catalogo di D'Azeglio del 1838 (II, p. 141). E' stato tradizionalmente attribuito a Cristofano Allori, il dipinto non è menzionato nelle principali studi monografici sull'artista (cfr. in particolare Pizzorusso Claudio, 'Ricerche su Cristofano Allori', Firenze, Olschki, 1982; Matteoli Anna, 'Cristoforo Allori', Firenze, 1986) né nei recenti repertori della pittura fiorentina del Seicento (Baldassari Francesca, 'La pittura del Seicento a Firenze. Indice degli artisti e delle loro opere', [Milano], Robilant + Voena, 2009; Bellesi Sandro, 'Catalogo dei pittori fiorentini del '600 e '700. Biografie e opere', Firenze, Edizioni Polistampa, 2009; Cantelli Giuseppe, 'Repertorio della pittura fiorentina del Seicento. Aggiornamento', Pontedera, Bandecchi & Vivaldi, 2009). Miles L. Chappell (in 'Cristofano Allori, 1577-1621', 1984, p. 123) ritiene l'attribuzione "dubbiosa", come già Hanna Koritzer (1928, p. 71). La composizione dimostra un vivace naturalismo nel paesaggio e negli alberi in una visione vibrante nei trapassi luminosi, che si rifà a modelli nordici avvicinati tramite artisti presenti a Firenze come Paul Brill, ma nel contempo travalica tali modelli per un approccio personale e indagatore. Tali interessi dell'Allori sono attestati da vari disegni come il n. 870 P del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, che presenta una certa affinità di impianto con il dipinto torinese (cfr.: 'Disegni a bozzetti di Cristofano Allori', catalogo della mostra a cura Giuseppe Cantelli e Giulietta Chelazzi Dini, Firenze, Unione Fiorentina, 1974, p. 37 n. 13). Proprio l'impostazione del paesaggio rimanda agli studi che intorno al 1592-93 Ludovico Cigoli andava compiendo per la sua 'Visione di Giacobbe', invenzione tradotta in pittura in varie versioni fra cui quella del Musée des Beaux-Arts di Nancy e quella nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti di Firenze (inv. 1890 n. 5839; cfr. Miles Chappell in 'Colorire naturale e vero. Figline, il Cigoli e i suoi amici', catalogo della mostra a cura di Novella Barbolani di Montauto e Miles Chappell, Firenze, Polistampa, 2008, pp. 122-123 n. 2.20, pp. 160-162 n. 4.5; 'Il sogno nel Rinascimento', catalogo della mostra a cura di Chiara Rabbi Bernard, Alessandro Cecchi, Yves Hersant, Livorno, Sillabe, 2013, pp. 116 n. 27). La composizione della Sabauda presenta certe analogie con l'elaborazione dell'invenzione del Cigoli, soprattutto in relazione al disegno n. 8906 F degli Uffizi. Sostanzialmente variata è la posa di Giacobbe, che nel dipinto torinese sembra ancora risentire dell'influenza del padre di Cristofano, Alessandro, nonostante il rapporto tormentato fra i due. Le perlessità della critica rigardo all'attribuzione a Cristofano Allori si motivano in quanto non si percepisce nel dipinto quel colorito di ascendenza correggesca approdo estremo di Cristofano nella ricerca del semplice e del naturale a cui il pittore approdò con il tramite di Gregorio Pagani e dello stesso Cigoli dai primi del Seicento. Il dipinto è riprodotto da una incisione di Giovanni Paolo Lasinio, datata 1838. |
bibliografia | D'Azeglio, Roberto( 1838)v. II p. 141; Callery, J. M.( 1859)p. 162; [Baudi di Vesme, Alessandro]( 1909)p. 58; Koritzer, Hanna( 1928)p. 71; Pacchioni, Guglielmo( 1932)p. 11; Gabrielli, Noemi( 1959)p. 15; Gabrielli, Noemi( 1965)p. 17; Gabrielli, Noemi( 1971 |