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Opera d'arte Le querce secche (dieci minuti dopo la calata del sole sui Colli Albani) di Costa Nino (Roma 1826/Marina di Pisa-Pisa 1903), a Roma

L'opera d'arte Le querce secche (dieci minuti dopo la calata del sole sui Colli Albani) di Costa Nino (Roma 1826/Marina di Pisa-Pisa 1903), - codice 12 00827505 di Costa Nino (Roma 1826/Marina di Pisa-Pisa 1903), si trova nel comune di Roma, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, espositivo, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Viale Belle Arti 131, Sala di Saffo
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bene culturaledipinto, opera isolata
titoloLe querce secche (dieci minuti dopo la calata del sole sui Colli Albani)
soggettoPaesaggio
tipo schedaOA_2.00
codice univoco12 00827505
localizzazioneRM, RomaViale Belle Arti 131
contenitorepalazzo, espositivo, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Viale Belle Arti 131, Sala di Saffo
datazioneXIX ; 1854 - 1854 [bibliografia]
autoreCosta Nino (Roma 1826/Marina di Pisa-Pisa 1903),
materia tecnicaolio su tavola
misurealt. 19, lungh. 39,
condizione giuridicaproprietà dello Stato, Galleria Nazionale d'Arte Moderna
notizie storico-criticheQuesta piccola tavola, è tra i più significativi studi dal vero di Costa, dopo il suo trasferimento ad Ariccia e frutto delle relazioni intrecciate con glia artisti stranieri che si ritrovavano alla Locanda Martinelli del paese laziale. Sono quelli gli anni decisivi per la formazione artistica del pittore, in cui lo studio dei luoghi della Campagna Romana, dei suoi miti perduti e antichi, dell'atmosfera dei luoghi, degli effetti di luce in particolare dell'alba e del tramonto, momenti ideali della giornata per cogliere gli aspetti più misteriosi della natura. Il dipinto, che fu esposto alla prima mostra dei pittori in via san Nicola da Tolentino del 1886, vale a dire, la prima mostra della Società "In arte libertas", attraverso la predilezione per i toni di rosso, dei gialli e delle terre, dichiara il sentimento di fusione che egli sentiva con la natura, senza indugiare in letture realistiche, ma esprimendone invece lo spirito di essa. Effettivamente, sono gli anni in cui Costa elabora il suo concetto di vero, non come riproduzione naturale del dato fenomenico, fine a se stesso, ma di "vero che non dice nulla se non si è veduto attraverso il sentimento del pensiero" (N. Costa, Quel che vidi e quel che intesi, Milano 1927, pp. 120-121). In questo pensiero l'artista esprimeva la sua poetica, fondata sulla libertà dalle convenzioni accademiche, lo studio dell'arte dei Primitivi e la rielaborazione di alcune concezioni ruskiniane, ad esempio del suo concetto di "truth", riguardo il rapporto con la natura che gli erano giunte verosimilmente per tramite degli amici inglesi.
altra localizzazioneprovenienza: RM, Roma; RM, Roma
bibliografiaCantalamessa( 1886)p. 6; Angeli( 1901)p.7; Rossetti Agresti( 1904)p. 65; Sapori( 1919); Angeli( 1927)p.394; Somarè( 1928)p. 68; Oppo( 1938)p.211; Martinelli( 1963); Piantoni( 1982)pp. 166-167; Frezzotti( 2006)n. 3.20, p.125; Frezzotti( 2009)n. 13, pp. 120
definizionedipinto
regioneLazio
provinciaRoma
comuneRoma
indirizzoViale Belle Arti 131
ente schedatoreS51
ente competenteS51
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Osti Guerrazzi A. M.; Funzionario responsabile: Compilatore scheda: Piccioni, M.; Funzionario responsabile: Piantoni G.Frezzotti, S.
anno creazione1995; 2011
latitudine41.916344
longitudine12.482229

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