notizie storico-critiche | Formatosi all'Accademia Albertina a partire dal 1867, seguendo corsi di Enrico Gamba e Gastaldi, Calderini rimase affascinato dall'innovativa opera di Fontanesi, dal 1869 titolare della appena costituita cattedra di paesaggio nella medesima Accademia. Le lezioni tenute all'aperto dal pittore, incoraggiavano i giovani artisti a ritrarre dal vero i dintorni di Torino. Tuttavia, nonostante l'iniziale infatuazione per il maestro, Calderini operò un distacco dal romanticismo di Fontanesi in direzione di una pittura più descrittiva e sensibile al vero, complice anche il crescente consenso di pubblico, soprattutto per la serie dei Giardini Reali di Torino, che già nel 1880 portarono l'artista a vincere il premio della giuria per "Mattino di luglio". A partire da queste opere l'artista andava definendo la propria poetica evocatrice di sentimenti malinconici, vagamente debitrice dell'arte di Fontanesi, resa attraverso un linguaggio naturalista, limpido e cristallino, quasi ad accentuare un senso di immobilità, totalmente opposto a quello del maestro."Le statue solitarie", il dipinto presentato all'Esposizione Internazionale di Roma del 1883 e - pur se non accolto entusiasticamente dalla critica (cfr. Boito 1883, Chirtani 1883, D'Annunzio 1883) - in quell'occasione acquistato dallo Stato per la neonata Galleria d'Arte Moderna, ripropone il soggetto dei Giardini Reali, già trattato dai primi anni Settanta e, in seguito, fino all'inizio del Novecento, in cui angoli diversi dello stesso giardino sono ritratti in diverse stagioni e ore del giorno (da "Tempo di Marzo", 1872 a "Sera d'Autunno" del 1901, entrambe della Galleria d'Arte Moderna Ca' Pesaro di Venezia; cfr. Calderini 1932, tavv.1,13,14,41). Tra queste, in "Sole di Novembre - Giardino Reale di Torino", del 1878, sono riconoscibili le stesse statue, le stesse panchine e le stesse siepi, delle "Statue solitarie", differendo solo nell'inquadratura che, nel caso del dipinto in esame, è verticale, mentre nell'altro orizzontale (ivi, tav.9). In entrambe, la scelta della stagione autunnale nasconde una volontà simbolica, se non simbolista, là dove la minuta descrizione degli alberi quasi spogli e delle foglie sparse a terra, e la predilezione per una colorazione dorata - quasi monocromatica - che esalta la totale assenza di verdi, alludono a quel senso di decadenza, abbandono e solitudine evocato nel titolo del presente dipinto.Poco comprensibile risulta l'iscrizione relativa alla data sul dipinto in esame (M. Calderini / 83-93) spiegabile, tuttavia, con un intervento autografo successivo, forse a seguito delle critiche suscitate dal quadro al momento della sua apparizione all'Esposizione Internazionale di Roma (cfr. Lafranconi 2006). Il successo di Calderini e il credito che l'artista aveva conquistato nel corso della sua carriera lo portarono, già dal 1881, a collaborare con l'amministrazione statale, quando fu nominato, con Morelli, membro della Commissione di Belle Arti del Ministero della Pubblica Istruzione, per la quale si occupò, tra le altre cose, della preparazione dell'Esposizione Generale Italiana di Torino del 1884 e, nel 1889, della selezione dei pittori piemontesi per l'Esposizione Universale di Parigi. |