notizie storico-critiche | La chiesa di S. Maria degli Angeli è citata col nome di S. Angelo nella Santa Visita di Mons. Saraceno, arcivescovo di Acerenza, del 1544 (Grillo, 1994, p. 84; Masini, 1996, p. 36). Era sede della Congrega del SS.mo Sacramento, che raccoglieva i personaggi più in vista del paese (De Bonis, 1982, p. 65); nel 1821-22 fu anche sede delle cospirazioni antiborboniche (Lisanti, 2003, p. 31). Come osservato da De Bonis e Lisanti, probabilmente la costruzione della chiesa, a navata unica con altari lungo le pareti laterali, fu eretta alla fine del 1400 (De Bonis, 1982, p. 65; Lisanti, 2003, p. 31). Presenta, inoltre, una copertura lignea, al cui centro doveva esserci un'immagine della Vergine tra Angeli, attribuita al Todisco (De Bonis, 1982, pp. 65-67). Al suo interno, rimangono alcuni degli affreschi più belli presenti a Calvello, opera del 1616 di Girolamo Todisco, come si evince da una iscrizione presente sull'affresco della prima nicchia a sinistra (Grelle, 1981, p. 109; De Bonis, 1982, p. 65; Lisanti, 2003, p. 32; Settembrino, 2000, p. 117; Grelle, 2001, p. 354). Settembrino (Settembrino, 2000, p. 120) trascrive l'iscrizione che riporta il nome del pittore: Hyer(ola)mus todiscus Pinxi(t). L'artista, originario di Abriola, dove nasce intorno al 1550 (Grelle, 2001, p. 303) matura dall'esperienza di Giovanni Todisco (Hobel 1990, p. 9; per la sua attività si veda Grelle, 2001, p. 303); documetato con certezza tra il 1616 e il 1634, è un pittore che rielabora gli schemi tardicinquecenteschi, creando immagini, perfettamente inserite in quinte architettoniche, dal pathos contenuto, caratterizzate da un'estrema bellezza formale. Contemporaneo di artisti, come Attilio De Laurentis, è attivo tra Potenza e Matera: esegue nella chiesa di S. Antonio a Vaglio una S. Anna con la Vergine e il Bambino, opera firmata e datata al 1618, un S. Francesco (1618) ed una Madonna del Rosario (1634) nella chiesa del Convento e nella Parrocchiale di Miglionico, e realizza alcuni affreschi nella Badia di Montescaglioso (1632) e nella cappella Ferrillo, della Cattedrale di Acerenza (Grelle, 1981, p. 109; Grelle, 2001, p. 109). Il primo aspetto da rilevare è che in origine, addossate a queste immagini, dovevano essere presenti degli altari. Altro aspetto importante è che il confronto stilistico tra gli affreschi presenti in questa chiesa (si confronti S. Giacomo Maggiore con S. Filippo, la Madonna dell'Olivo, o anche Madonna della Pace, con quella delle Grazie) mostra un'omogeneità di escuzione che permettono di attribuire tutte queste opere ad un medesimo pittore. La datazione, oltre che dall'iscrizione già citata, è confermata anche dalla data 1616 presente sulla lesena che separa S. Giacomo Maggiore da S. Leonardo (E 56643). Devo, inoltre, notare come proprio sotto questa immagine s'intraveda un'ulteriore iscrizione, (...) SILVESTER DE (...), che, nella relazione di restauro, è trascritta come (...) SILVESTER DE MASELLIS FIERI FECIT ANNO 1616. Entro una targa che separa il Tobia e l'Angelo e la Natività, campiti nella terza nicchia a sinistra, leggiamo: V.I.D. FABRITIUS TERTIUS TORELLAAUS/ GUB(E)R(NA)T(OR) CA(LVE)LLI P(ER) SUA DEVOTIONE F(IERI) F(ECIT) ANNO 1616 (Settembrino, 2000, p. 118). E' probabile che la cappella fosse stata fatta affrescare da Fabrizio Terzo Torella (Settembrino, 2000, p. 121), insieme ad altre personalità del luogo; d'altra parte, la cimasa di alcune nicchie è occupata da simboli, che sembrano stemmi gentilizi e gli affreschi non rispondono ad un programma unitario (non siamo di fronte ad un ciclo), avendo un forte valore teologico: oltre ad essere, infatti, l'espressione della scelta di santi cari ai committenti (almeno due !), sottolineano l'importanza della Vergine come tramite per la salvezza (anche Lisanti, 2003, p. 32). Ritornando all'immagine in questione, Settembrino ne dà una bella descrizione (Settembrino, 2000, pp. 120-121) che cerco di sintetizzare: due angeli incoronano la Madonna con Bambino che si erge sopra una nuvola, a sua volta posta al di sopra di un albero d'olivo, che presenta una targa con l'iscrizione S. Maria l'Oliva "quasi a rimarcare la funzione simbolica di riconciliazione, perdono fraterno e pace attribuita alla pianta"; ai lati della pianta sono stati rappresentati un vescovo ed un papa, a cui piedi è presente l'immagine di un lupo che addenta un agnello, richiamo per Settembrino, "alla lotta fra protestanti e cattolici" (op. cit.), ma che potrebbe semplicemente essere, o un attributo per riconoscere il papa, o indicativo della sua missione, in quanto pastore dei Cristiani, e agnello tra i lupi, secondo il messaggio di Gesù (Matteo 10, 16); proprio le difficoltà nel diffondere il messaggio di Cristo vengono ribadite in Luca 21, 12-17 e Marco 13, 9-13, fatto questo che potrebbe giustificare la presenza dell'Evangelista sul piedidritto. Sulla cimasa è presente, invece, una cittadina con l'iscrizione more maneo " un monito a restare nella fede cristiana" (Settembrino, 2000, p. 121). |