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Opera d'arte Mercato a Torino

L'opera d'arte Mercato - codice 01 00350800 si trova nel comune di Torino, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda
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bene culturaledipinto, opera isolata
titoloMercato
soggettoparabola del ricco Epulone
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00350800
localizzazioneITALIA, Piemonte, TO, Torinovia XX Settembre, 86
contenitorepalazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda
datazionesec. XVII primo quarto; 1600 (post) - 1625 (ante) [analisi stilistica]
ambito culturaleambito fiammingo(analisi stilistica)
materia tecnicarame/ pittura a olio
misurecm, alt. 33, largh. 42,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiCornice in legno intagliato e dorato liscia con decorazione sul listello interno.Banchetto del ricco epulone. Personaggi: Lazzaro; ricco Epulone. Attributi: (LAZZARO) cani che leccano le ferite. Cucina. Figure. Attività umane. Anmali. Oggetti. Paesaggio.
notizie storico-criticheIl dipinto proviene dalle collezioni Sabaude, ma non è possibile riconoscerlo tra quelli citati dalle fonti inventariali, documentarie e letterarie note e dunque non si conosce con esattezza l’epoca della sua acquisizione. In termini generali si può ritenere che la datazione dell’opera al primo quarto del Seicento non renda possibile stabilire un’associazione diretta con le passioni collezionistiche di Carlo Emanuele I, alle quali si legano alcune commissioni in direzione della famiglia Bassano e inclinazioni di gusto compatibili con il soggetto rappresentato (Bava, 1995, part. 222-224). La Gabrielli (1971) lo attribuisce genericamente a un seguace di Leandro Bassano e si dichiara dubbiosa relativamente al soggetto. Rileva la buona qualità del dipinto e del suo stato di conservazione, l’accuratezza della composizione quasi miniaturistica e lo colloca cronologicamente alla fine del XVI secolo o all’inizio di quello successivo. Ragiona però sui toni chiari e freddi della tavolozza impiegata - invero esaltati dal rame del supporto - e sul verticalismo dell’impianto compositivo che ritiene indizio di un'autografia ascrivibile a un artista nordico, ispirato da una delle tanto ammirate scene di genere fuoriuscite dalla bottega dei Bassano. Certamente si tratta di una copia successiva e plausibilmente di ambito fiammingo da un celebre originale di Jacopo Bassano, oggi con tutta probabilità perduto. Il maestro si confrontò infatti con il soggetto più volte nell’arco della sua carriera: verso il 1553-54 nella versione di Cleveland, che prevede una rappresentazione essenziale dell’episodio con personaggi limitati, e circa vent’anni dopo mettendo a punto una composizione completamente diversa che conosciamo soltanto da un dipinto di collezione privata che gli è stato direttamente riferito da Ballarin (1995, p. 258, figg. 152 e 256) o dalle numerose ed eterogenee copie tratte dalla bottega o da seguaci di epoche successive. Tra le versioni iconograficamente più prossime al dipinto in oggetto spiccano quelle di Vienna e del Prado, attribuite dalla critica a Leandro; quella facente parte dal 2000 della collezione della Banca Popolare di Vicenza, assegnata a Leandro e Jacopo Bassano da Fernardo Rigon (2011), che però non prevede nello sfondo il dettaglio con la punizione del ricco Epulone invece puntualmente riportato nella Parabola sabauda e infine un’opera genericamente ritenuta di bottega presso il Museo di Praga (Ballarin, 1988; 1995, p. 258 figg. 152 e 256). Le desunzioni di epoca successiva, prima fra tutte la precocissima incisione firmata dal fiammingo Jan Saedeler e datata verso il 1593 (Pan, 1992; Mason, in Il Rinascimento a Venezia, 1999, p. 574 n. 172) o la copia settecentesca attribuita ad Antonio Paglia (Anelli, 1996), indicano l’enorme successo e la capillare diffusione del prototipo bassanesco e più in generale di quel filone produttivo che si è soliti definire come “le cucine dei Bassano”. In esse la narrazione puntuale delle parabole o di episodi evangelici come Cristo in casa di Marta e Maria o la Cena in Emmaus, è apparentemente presa a pretesto per ritrarre ambientazioni manieristiche, nelle quali interni rustici ricolmi di oggetti e stoviglie si riversano direttamente nel paesaggio. Mentre pare per converso più corretto ritenere che i brani realistici avessero la funzione di presentare i temi biblici nel loro ambiente quotidiano, riattualizzandoli o rendendo più accessibile al pubblico il messaggio allegorico ad essi connesso, spesso esposto per contrasto (cfr. Rearick, 1978, I, pp. 333-343 e Aikema, 1996, pp. 106-109). In questo caso la storia si snoda verso il fondo rappresentando l’affacendarsi delle cuoche e dei servitori in primo piano a sinistra e la povertà di Lazzaro a destra, collocando il ricco Epulone poco oltre e la punizione a cui è condannato nello sfondo. Sia Ridolfi (1914, I, pp. 384-402) che Verci (1775, pp. 98 n. 153 e 100 n. 184) attestano la considerevole presenza di tali soggetti nelle case veneziane: presso i Contarini di San Felice e di San Samuele, a casa di Jacopo Pighetti e in quella dello stesso Jacopo all’indomani della sua morte. Notevole in tale senso è anche la coppia di dipinti, da sempre ritenuti en pendant, del Museo di Treviso, assegnati da un cartellino antico posto a tergo al pennello di Hans Rottenhammer e a Paul Brill e tra i quali gli studi spartiscono le competenze relativamente alla pittura delle figure e del paesaggio.
altra localizzazioneluogo di esposizione: ITALIA, Piemonte, TO, Torino; luogo di deposito: ITALIA, Piemonte, TO, Moncalieri
altre attribuzioniDa Ponte Leandro detto Leandro Bassano (seguace di)
bibliografiaVerci, Giovanni Battista( 1775)pp. 98 n. 153, 100 n. 184; Ridolfi, Carlo( 1914-1924)I, pp. 384-402; Gabrielli, Noemi( 1971)pp. 67-68 n. i 679; Rearick, William R.( 1978); Ballarin, Alessandro( 1988); Pan, Enrica( 1992); Ballarin, Alessandro( 1995)p. 258;
definizionedipinto
regionePiemonte
provinciaTorino
comuneTorino
indirizzovia XX Settembre, 86
rapportoRAPPORTO OPERA FINALE/ORIGINALE: Stadio opera: copia, Autore opera finale/originale: Da Ponte Jacopo detto Jacopo Bassano,
ente schedatoreS67
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Accornero, Chiara; ; Funzionario responsabile: Referente scientifico: Gabrielli, EdithMoratti, Valeria
anno creazione2012
latitudine45.073139
longitudine7.684548

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