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Opera d'arte Nesso e Deianira di Pécheux Lorenzo (1729/ 1821), a Torino

L'opera d'arte Nesso e Deianira di Pécheux Lorenzo (1729/ 1821), - codice 01 00351196 di Pécheux Lorenzo (1729/ 1821), si trova nel comune di Torino, capoluogo dell'omonima provincia sita in palazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda
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bene culturaledipinto, opera isolata
titoloNesso e Deianira
soggettoErcole affida Deianira al centauro Nesso
tipo schedaOA_3.00
codice univoco01 00351196
localizzazioneITALIA, Piemonte, TO, Torinovia XX Settembre, 86
contenitorepalazzo, Manica Nuova, Palazzo Reale, via XX Settembre, 86, Galleria Sabauda
datazionesec. XVIII terzo quarto; 1762 (ca) - 1762 (ca) [analisi stilistica; bibliografia]
autorePécheux Lorenzo (1729/ 1821),
materia tecnicatela/ pittura a olio
misurecm, alt. 100, largh. 73,
condizione giuridicaproprietà Stato, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
dati analiticiCornice in legno intagliato e dorato.Eroi: Ercole. Attributi: (ERCOLE) pelle di leone; clava. Divinità minori: Centauro Nesso. Personaggi: Deianira. Armi: faretra; arco. Fiumi: Eveno.
notizie storico-criticheIl dipinto rappresenta Ercole mentre affida la moglie Deianira al centauro Nesso sulle sponde del fiume Eveno. Lo sguardo inquieto di Deianira è premonitore della tragedia incombente, con il tentativo di stupro da parte di Nesso e la reazione di Ercole che uccide il Centauro. La cronologia della commissione dell’opera, ordinata a Pécheux da Jacques-Laure Le Tonnelier, Bailli de Breteuil e ambasciatore dell’ordine di Malta a Roma tra il 1758-1777, è stata recentemente chiarita da Sylvain Laveissière (Lavessière, 2012, pp. 79-83). Verso il 1760, Bailli de Breteuil commissiona due dipinti in pendant a Lorenzo Pécheux e Pompeo Batoni, “Ercole affida Deianira al centauro Nesso” e “Polifemo e Galatea” (Stoccolma, Nationalmuseum), confermando il suo sostegno alla colonia di artisti francesi che lavorano in quegli anni a Roma. In un primo momento, Pécheux sembra aver ricevuto la commissione per il dipinto successivamente a quello realizzato da Batoni. Un’annotazione a margine di un taccuino di disegni del pittore francese, acquistato nel 2011 dall’Accademia di Belle Arti di Torino (passato in vendita a Milano, Bolaffi Ambassador, 30 marzo 2011, lotto 881), recita infatti: “Je suis convenu pour le tableau de polypheme / acis et galathée, à Cent trente ecus romains” (Lavessière, 2012, p. 79). Tuttavia, non esistono disegni di Pécheux in rapporto con questo soggetto. È quindi probabile che l’annotazione risalga alle fasi immediatamente successive alla commissione, quando ancora non era stata chiarita la ripartizione dei soggetti. Il dipinto di Batoni è datato 1761, mentre l’incisione tratta nel 1763 da Francesco Bartolozzi dal dipinto di Pécheux permette di datare il dipinto al 1762 (Lavessière, 2012, p. 81). Le “Notes des tableaux que j’ai faits à Rome”, redatte da Pécheux, confermano questa datazione. Verso il 1770, Bailli de Breteuil spedisce i due dipinti a Karlsruhe, presso la principessa Carolina di Baden, proponendole di acquistarli. Tuttavia, quest’ultima rifiuta la proposta e rispedisce i due dipinti a Parigi, dove le due opere sono vendute all’asta dall’esperto Paillet il 23 maggio 1780 (nn. 42-43) ed acquistate da due diversi collezionisti. Il dipinto di Pécheux perviene prima nella collezione di Eugenio Albasini Scrosati e, in seguito, in una collezione privata milanese con un’attribuzione a Andrea Appiani. Il dipinto rimane a Milano fino al 1986, quando è acquistato dallo Stato Italiano per la Galleria Sabauda. La composizione è il frutto dello studio di Pécheux della scultura antica e della pittura italiana del ‘600. La figura di Nesso è ispirata ai Centauri Furietti (Roma, Musei Capitolini), rinvenuti nel 1736 nella Villa Adriana, o ai Centauri Borghese (Parigi, Museo del Louvre), ma appare evidente anche lo stretto rapporto con il Nesso e Deianira di Guido Reni (Parigi, Museo del Louvre). Proprio rispetto al dipinto di Reni, Vittorio Natale ha scritto che: “la composizione, incentrata sul movimento e la forza, è reinterpretata da Pécheux alla luce dei nuovi precetti neoclassici, riducendo l’effetto di profondità e riportando in primo piano la figura di Ercole, il cui corpo nudo è descritto con l’attenzione di uno studio anatomico d’accademia, raffreddando i ritmi della scena e introducendo una gamma cromatica stemperata” (Natale, 2002, p. 437). L’attenta e rispettosa passione per l’antico di Pécheux costituisce probabilmente l’elemento che più caratterizza il suo dipinto, rispetto al pendant rappresentante “Polifemo e Galatea” dipinto da Pompeo Batoni.
altra localizzazioneluogo di esposizione: ITALIA, Piemonte, TO, Torino
bibliografiaMostra di pittura lombarda nel secolo XIX( 1900); Nicodemi, Giorgio( 1915)p. 91; Bollea, Luigi Cesare( 1942)pp. 26, 32-33, 39, 367-368; L’Età Neoclassica( 1959)n. 206; Baudi di Vesme, Alessandro( 1968)Vol. III, p. 796, n. 18; Batîr une ville aux siècles d
definizionedipinto
regionePiemonte
provinciaTorino
comuneTorino
indirizzovia XX Settembre, 86
ente schedatoreS67
ente competenteS67
autori della catalogazioneCompilatore scheda: Omodeo, Christian; ; Funzionario responsabile: Referente scientifico: Gabrielli, EdithLanzoni, Alessandra; Aggiornamento-revisione: Cermignani, Davide (2013), S67, Funzionario responsabile: Gabrielli, Edith, Referente scientifico: Lanz
anno creazione2012
anno modifica2013
latitudine45.071707
longitudine7.678011

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