notizie storico-critiche | Il dipinto ritrae Settimia Vannucci, prima delle tre mogli di Giovanni Fattori, conosciuta nel 1854 e sposata, ventenne, nel 1860. La datazione approssimativa al 1865, condivisa dalla critica successiva, si deve ad Ugo Ojetti (cfr. 1925-1926, p. 264), il quale collegò per la prima volta quest'opera al "Ritratto di cognata", raffigurante Carlotta Scali, moglie di Rinaldo Fattori (collezione privata. Ripr. in Matteucci - Sisi, 2008, p. 67). Successivamente, Dario Durbè notò la grande somiglianza, nelle due tele, tra gli abiti delle donne ritratte: probabilmente, a giudicare dall'abbondanza di misura, Carlotta Scali prestò il proprio abito a Settimia Vannucci (cfr. Durbè, 1976, p. 116). In quegli anni, infatti, Settimia, già affetta dalla tisi che l'avrebbe stroncata il 26 marzo del 1867, si trasferì a casa del cognato Rinaldo, vicino ai Bagni Pancaldi e ai Bagni Palmieri che ispirarono la celebre tavoletta del 1866 (Firenze, Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti. Cfr. Leone - Marini Clarelli - Mazzocca, 2010, p. 255).Le due opere, certamente concepite in analoghe circostanze, si collegano strettamente ad altri ritratti eseguiti da Fattori nella prima metà degli anni '60, tra cui "Ritratto della cugina Argia" (1861, Firenze, Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti; ripr. in Matteucci - Sisi, 2008, p. 63), "Ritratto di giovane" (1865 ca., Firenze, Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti; ripr. in Matteucci - Sisi, 2008, p. 65), "Ritratto della signorina Siccoli" (1866, Viareggio, Istituto Matteucci; ripr. in Matteucci - Sisi, 2008, p. 155) e "Ritratto della signora Biliotti" (1863-1865 ca., Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna; ripr. in Matteucci - Sisi, 2008, p. 171). Le opere in questione e in particolare il ritratto di Settimia Vannucci hanno in comune, oltre che la posa di tre quarti degli effigiati, un'impostazione e uno stile pittorico sintomatici delle riflessioni di Fattori sulla grande ritrattistica del secondo Rinascimento: Raffaele Monti, a proposito della tela in esame, parla di "Bronzino rinvigorito dal salmastro livornese" (cfr. Monti, 2002, p. 55). Negli stessi anni, anche gli altri protagonisti del movimento macchiaiolo, in un processo di graduale ritorno al disegno, andavano confrontandosi con la tradizione toscana (protagonista di questa importante fase fu, in particolare, Silvestro Lega. Cfr. Matteucci G. - Mazzocca F. - Paolucci A., Silvestro Lega, i Macchiaioli e il Quattrocento, Cinisello Balsamo, 2007). Fattori ritrasse più volte Settimia Vannucci, anche all'interno di scene con più figure, come nella "Rotonda Palmieri"; la ritroviamo anche in "Signora al sole" (1866 ca., collezione privata, ripr. in Matteucci - Sisi, 2008, p. 129) e "La prima moglie che scrive" (1865 ca., collezione privata, ripr. in Matteucci - Sisi, 2008, p. 71).La tela in esame rimase nello studio dell'artista fino alla sua morte, quando passò nella raccolta di Giovanni Malesci. Quest'ultimo, nel 1914, mise in vendita parte della collezione, tra cui anche l'opera in questione, che fu acquistata da Mario Galli. Nel 1921, passò da questi alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna. |