notizie storico-critiche | Il dipinto ritrae Hanka Zborowska, moglie del poeta Léopold Zborowski, conosciuto da Modigliani a Parigi nel 1916. Essi instaurarono un importante rapporto di amicizia e mecenatismo che durò fino alla prematura scomparsa dell'artista: già a partire dal 1916 Zborowski mise a disposizione di Modigliani una stanza del suo appartamento in Rue Joseph Bara e regolari somme di denaro. Il loro legame è testimoniato da sei ritratti, eseguiti in questo arco di tempo (cfr. Chiappini, 1999, p. 189, n. 23: il ritratto è datato nell'iscrizione in alto a destra).Sua moglie Hanka divenne ben presto una delle modelle predilette dell'artista, il quale proprio in quegli anni andava intensificando l'interesse nei confronti della figura femminile, studiata attraverso il ritratto ed il nudo. Il dipinto conservato alla GNAM è datato dalla bibliografia al 1917, ed è considerato, soprattutto in ragione di confronti stilistici, uno dei primi ritratti eseguiti a Hanka Zborowska (cfr. Chiappini, op. cit., p. 194; Marini in Chiappini, 2006). In alto a destra è scritto il nome dell'effigiata, in questo caso italianizzato in "Anna": si tratta di un procedimento adottato spesso da Modigliani (v., tra gli altri, "Ritratto di Manuel Humbert", 1916, Los Angeles, County Museum of Art - anche qui italianizzato in 'Manuele'; "Renée", 1917, Tokyo, collezione privata, ripr. in Chiappini, 1999, p. 83). Nell'opera, esemplificativa dello stile maturo di Modigliani, è stata riscontrata l'influenza dello studio dei "primitivi" senesi, da Bartolo Fredi per le forme allungate e asciutte dei volti, ad Ambrogio Lorenzetti per il valore attribuito ai contorni e al colore piatto (cfr. Carli, 1952, p. 22). La resa dei volumi, invece, risente delle riflessioni sulla pittura cubista. Elemento fondamentale nel dipinto è il collaretto che da il secondo titolo all'opera: esso incornicia il tipico collo allungato, marchio di fabbrica dei ritratti di Modigliani, e si configura come una nota di luce all'interno della composizione cromatica.La tela fu esposta per la prima volta alla XVII edizione della Biennale di Venezia (1930), insieme ad altri 37 dipinti e 40 disegni: la retrospettiva intendeva attribuire definitivamente a Modigliani il giusto peso all'interno della storia dell'arte italiana (Lionello Venturi, nell'introduzione al catalogo, parla di "gloria nazionale". Cfr. Venturi, 1930, p. 116). All'epoca di questa prima esposizione, la tela apparteneva già al collezionista Kaganovitch, presso il quale nel 1953 fu acquistata dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna. |