notizie storico-critiche | Geneviève "Ginette" Lanthelme (1887 - 1911), pseudonimo di Mathilde Fossey, fu un'attrice e cantante lirica celebre nella Francia degli inizi del Novecento. Spesso al centro delle cronache mondane, fu amante di Alfred Edwards, proprietario del giornale "Le matin", del "Petit sou" e del Théatre de Paris: fece parlare di sé anche a seguito della sua prematura morte, avvenuta per annegamento durante una crociera sull'imbarcazione "Aimée" di Alfred Edwards (cfr. Cecchi, 1962, pp. 214-15).Giovanni Boldini ritrasse l'attrice nel 1907. Un disegno della testa della Lanthelme compare nel catalogo dello "Studio di Giovanni Boldini" (cfr Cardona, 1937, op. cit.).Nel ritratto, l'attrice, vestita con un elegante abito della Maison Doucet, fa sfoggio della sua sfrontata bellezza messa in risalto dalla posa frontale, ripresa dal basso verso l'alto, e dalle dimensioni della tela che rendono la figura monumentale. L'opera è strettamente connessa al "Ritratto della Marchesa Casati con un levriero", di poco successivo (1908, collezione Andrew Lloyd Webber. Ripr. in Dini, 2002, vol. III, tomo II, n. 967): in entrambi i ritratti prevale il nero degli abiti, da cui emergono i toni rosati dei volti delle effigiate e degli elementi floreali all'altezza dei fianchi.Il dipinto, oltre ad avere tutte le caratteristiche del ritratto "à la mode" boldiniano, sembra ispirarsi alla ritrattistica dell'aristocrazia inglese del Settecento, in particolare quella di Gainsborough e Reynolds (cfr. A. Villari in Boldini, 2005, p. 240): d'altronde il pittore ferrarese, nei primi anni '70 dell'Ottocento, si era già cimentato in soggetti settecenteschi in linea col gusto di mercato allora imperante (cfr. R. Campana in Boldini, 2005, p. 117).Il dipinto fu acquistato dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna nel 1914 grazie all'intervento di Ugo Ojetti: l'opera si trovava in vendita al prezzo di dodicimila lire presso tale "Signor Manzi" della Galleria Manzi Joyant di Parigi, il quale, però, l'aveva acquistata per venticinquemila lire. La svendita dipendeva dalla tragica morte dell'effigiata (cfr. lettera al Ministero della Pubblica Istruzione, 1913, Firenze, Fondo Ojetti 250, BNC). |