notizie storico-critiche | Il dipinto ritrae Alceste Castelli della Vinca di Livorno, amico di Giovanni Fattori. Per molti anni, il personaggio è stato identificato con il conte Gori Pannilini da Siena: il primo riferimento ad Alceste Castelli della Vinca si deve a Dario Durbè (cfr. Durbè, 1982, pp. 132-133), il quale notò l'iscrizione col nome dell'effigiato situata sul retro di un'antica fotografia dell'opera, conservata presso l'Archivio dei Macchiaioli di Roma. L'identificazione è stata recentemente confermata grazie al confronto con alcune lettere del Fondo Ojetti nell'Archivio dell'Istituto Matteucci di Viareggio: in esse, il nipote dell'effigiato, Alberto Ruelle (?), scrive ad Ugo Ojetti di possedere il ritratto del nonno in piedi "con un cane vicino su sfondo di un salotto verde e oro", precisando che fu eseguito nel 1872 su commissione dello stesso: tale lettera fu scritta in seguito ad un articolo di Ugo Ojetti sul periodico "Dedalo", in cui il critico sosteneva di non essere a conoscenza di alcun ritratto eseguito su commissione (1925-26, vol. I, n. 4, p. 268). Non si hanno notizie circa il rapporto tra Fattori e Castelli: quest'ultimo, tuttavia, fu certamente vicino ai Macchiaioli, come dimostrano due lettere del 1872 di Diego Martelli indirizzate a Francesco Gioli, in cui il nome di Alceste Castelli compare in una lista di benefattori in favore di Silvestro Lega, ormai quasi cieco (cfr. Matteucci - Sisi, 2008, p.96).La bibliografia data l'opera al 1867 circa in base all'analisi stilistica. Durbè collega il ritratto di Alceste a quello di Emilio Castelli di Livorno eseguito da Giovanni Boldini (cat. 112, 2002): i due ritratti, oltre che una forte somiglianza tra gli effigiati, ritenuti parenti, denotano un'evidente assonanza stilistica (Durbè, 1983, pp. 132-134), accentuata anche dalla presenza, altamente decorativa, del tappeto. Giovanni Boldini, amico di Fattori dalla primavera del 1866, già da qualche anno eseguiva piccoli ritratti di personaggi della borghesia inseriti in eleganti scenari domestici, spesso ricchi di particolari rivelatori delle personalità degli effigiati (cfr. scheda n. 00491522). Il "Ritratto di Alceste Castelli della Vinca" si direbbe dunque di stampo boldiniano: esso figura come un unicum all'interno della produzione ritrattistica di Fattori, nella quale abbondano piuttosto i ritratti a mezzo busto o comunque le figure intere inserite in contesti più umili, spesso naturali (v. "Ritratto di Diego Martelli a Castiglioncello", 1867 ca., collezione privata. Ripr. in Matteucci - Sisi, 2008, p. 87; "Ritratto dell'avvocato Valerio Biondi", 1867-1875, collezione privata. Ripr. ivi, p. 95). |