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bene culturale | installazione, opera isolata |
titolo | Ruderi sul prato |
tipo scheda | OA_2.00 |
codice univoco | 12 00826248 |
localizzazione | RM, Romaviale Belle Arti 131 |
contenitore | palazzo, espositivo, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, viale Belle Arti 131 |
datazione | XX terzo quarto; 1964 (ca.) - 1964 (ca.) [bibliografia] |
autore | Pascali Pino (Polignano a Mare (Bari) 1935 - Roma 1968), |
materia tecnica | smalto, tela tensionata, struttura lignea, tessuto spugnoso |
misure | alt. 210, largh. 152, prof. 35, |
condizione giuridica | proprietà Stato, Galleria Nazionale d'Arte Moderna |
dati analitici | due strutture parallelepipede montate su una base e nuvola |
notizie storico-critiche | Dal 1963 Pascali lavora per la RAI TV, realizzando scenografie per lo Studio 1, Canzonissima e per numerosi sceneggiati televisivi. Il 1964 segna il momento di massima osmosi tra i due livelli della produzione dell'artista. Proprio in quell'anno nasce "Ruderi su prato", un'opera che, liberata dalla delimitazione della cornice, diventa scultura, architettura, scenografia segnando un ulteriore passo avanti nella rottura dei limiti spaziali e formali. Contemporaneamente in questo lavoro, così come in "Colosseo" e "Muro di pietra", egli tenta una riappropriazione della sua identità culturale, facendo i conti con il passato attraverso un processo di recupero-dissacrazione della romanità, processo giustificato dalla presa di coscienza che di quella tradizione gloriosa nulla più esiste se non lo stereotipo, ricostruito nei colossal cinematografici e riprodotto nelle cartoline turistiche. L'11 gennaio 1965 s'inauguraa Roma, alla Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis la prima personale di Pascali. Nella mostra sono esposti, oltre all'opera in esame, "Colosseo", "Teatrino", "Seni, "Grande bacino di donna", "Primo piano labbra", "Biancavvela", "Muro di pietra", "Labbra rosse". Nell'introduzione al catalogo Cesare Vivaldi scrive: "Con questi lavori Pascali tenta di vedere al di là del luogo comune e, usando la spugna al posto del marmo o della pietra, restituisce un Colosseo, dei ruderi di colonna, un muro di tufo che sono sì una satira della romanità di cartapesta, ma anche un omaggio ironico e commosso a una passato e a una tradiiozne tanto facilmente sopprimibili." (C. Vivaldi, "Un mito mediterraneo", cit. in A. D'Elia, "Pino Pascali", Bari 1983, p. 17).L'opera è probabilmente entrata nella collezione di Palma Bucarelli in occasione della mostra personale dell'artista organizzata dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma nel periodo 31 maggio-27 giugno 1969. |
bibliografia | Vivaldi C.( 1965); Bucarelli P.( 1969); Pinto S.( 1969); Bucarelli P.( 1973)p. 25 n.1; D'Elia A.( 1983)p. 17; Pino Pascali (1935-1968)( 1987); A.S. Boatto, A. Bonito Oliva, M. Calvesi,( 1998); Pino Pascali, La reivencion del mito mediterraneo( 2001)p. 72; |
definizione | installazione |
regione | Lazio |
provincia | Roma |
comune | Roma |
indirizzo | viale Belle Arti 131 |
ente schedatore | S51 |
ente competente | S51 |
autori della catalogazione | Compilatore scheda: Franco F.; Funzionario responsabile: Compilatore scheda: Brogna G.; Funzionario responsabile: Piantoni G.Frezzotti S. |
anno creazione | 2000; 2011 |
latitudine | 41.916344 |
longitudine | 12.482229 |