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bene culturale | dipinto, serie, San Rocco allontana da Arezzo il flagello della peste |
titolo | San Rocco allontana da Arezzo il flagello della peste |
soggetto | San Rocco allontana da Arezzo il flagello della peste |
tipo scheda | OA_3.00 |
codice univoco | 09 00259225 |
localizzazione | ITALIA, Toscana, AR, Arezzovia San Lorentino, 8 |
contenitore | museo, nazionale, Museo nazionale d'arte medievale e moderna, Palazzo Bruni Ciocchi detto della Dogana, via San Lorentino, 8 |
datazione | XV ultimo quarto; 1479 - 1479 [documentazione] |
autore | Dei Pietro detto Bartolomeo della Gatta (1448/ 1502), |
materia tecnica | tavola/ pittura a tempera |
misure | cm, alt. 185, largh. 74, |
condizione giuridica | proprietà Ente pubblico territoriale, Fraternita dei Laici |
dati analitici | Tavola con cornice.Personaggi: Gesù Cristo; San Rocco. Figure: Angeli; Serafini. Abbigliamento (Gesù Cristo): tunica; mantello. Abbigliamento (San Rocco): veste da pellegrino. Attributi (san Rocco): bastone. Veduta. |
notizie storico-critiche | Il monaco camaldolese don Piero Dei, meglio conosciuto come Bartolomeo della Gatta, è artista certamente di alto livello, ma del quale purtroppo abbiamo poche notizie biografiche. Iscritto alla Compagnia degli Orafi di Firenze già all'età di cinque anni nel 1453, crebbe e si formò nelle botteghe fiorentine del settimo decennio del secolo, come quelle del Pollaiolo e del Verrocchio. In quest'ultima soprattutto venne a contatto con i massimi pittori del tardo Quattrocento come Botticelli, Ghirlandaio, Perugino e Leonardo. Secondogenito di una famiglia numerosa e povera, fu costretto a prendere i voti e nel 1470 è monaco camaldolese ad Arezzo nella chiesa di Santa Maria in Gradi, col nome Bartolomeo (Maetzke, 1987). Il nomignolo "della Gatta" è dovuto, come precisa Pasqui (1926), alla predilizione che il pittore nutriva per l'animale. Determinante fu per lui l'incontro ad Arezzo con gli affreschi di Piero della Francesca, per lui fonte di ispirazione. La Maetzke (1979-1980) ipotizza che il legame fra i due si debba ad un precedente incontro ad Urbino, al quale si ricollegano peraltro alcuni aspetti dello stile del monaco camaldolese, estranei alla cultura fiorentina e riconducibili all'ambiente di Melozzo e Bramante, presenti ad Urbino negli anni Sessanta. Anche il suo realismo "alla fiamminga", riscontrabile anche nel "San Lorenzo" presente nella Badia delle Sante Flora e Lucilla e definito dalla Maetzke "la più pierfrancescana delle opere", è collegabile all'ambiente urbinate. Il gusto un po' nordico è invece collegabile alla conoscenza di Giusto de Gand e di Pedro Berruguete, attivi ad Urbino nel settimo decennio del XV secolo. Il tema del San Rocco sembra essere molto caro all'artista, la prima realizzazione conosciuta è l'affresco rinvenuto negli anni cinquanta nella chiesa di San Domenico a Cortona; Vasari (1586) ricorda che Bartolomeo della Gatta dipinse molte opere ad Arezzo, fra cui l'altro San Rocco conservato in museo (cfr. scheda n. 09/00259226) e quello oggi al museo Horne di Firenze. Anche in questa tavola, come nell'"Annunciazione" di Gragnone (Arezzo, San Francesco), chiari sono i riferimenti urbinati, l'interesse per la pittura fiamminga e l'organizzazione prospettica vicina a Bramante. Il santo, come già aveva notato Salmi, è rappresentato alla maniera di uno stendardo con un'iconografia legata alla tradizione popolare; la figura è tutta proiettata in primo piano e domina sul paesaggio che dà sullo sfondo. La cornice scura e baccellata fu probabilmente sostituita all'originale nel 1604 quando, a seguito del lascito Lippi, la tavola divenne proprietà della Fraternita dei Laici di Arezzo (negli angoli in basso è visibile la sigla della pia istituzione) (Maetzke, 1987). Il dipinto fu molto probabilmente commissionato dalla famiglia Lippi, antica casata aretina, in ringraziamento per lo scampato pericolo della peste che aveva afflitto la città nel 1478. L'opera mostra una chiara influenza di Piero della Francesca nella pacata atmosfera mattutina in cui si svolge la scena (Nel raggio di Piero, 1992); per Ciardi Duprè (1989) gli angeli sono invece da avvicinare al Signorelli, per altri critici mostrano invece una pregnante influenza botticelliana. E' indubbio un forte interesse dell'artista per la pittura fiamminga, sia per quanto riguarda la ricerca minuziosa e realistica che per quanto riguarda l'organizzazione prospettica e architettonica, che presuppongono la conoscenza delle opere urbinati (Baldini, 2004). |
altra localizzazione | luogo di provenienza: ITALIA, Toscana, AR, Arezzo |
georeferenziazione | luogo di provenienza: x: 11.883406891; y: 43.464884305; metodo di georeferenziazione: punto esatto; tecnica di georeferenziazione: rilievo da cartografia senza sopralluogo; base di riferimento: ICCD1004366_OI.ORTOI; 4-4-2013; (722371) -ORTOFOTO 2006- (htt |
bibliografia | Venturi, A.( 1901-1940)p. 418; Vasari, G.( 1906)p. 216; Vasari, G.( 1912)p. 36, p. 48; Salmi, M.( 1921)pp. 37-38; Pasqui, U.( 1926)pp. 16-17; Mostra opere( 1930)p. 8, p. 17; Martini, A.( 1960)pp. 133-141; Berti, L.( 1961)p. 22; Salmi, M.( 1971)p. 120; Art |
definizione | dipinto |
denominazione | San Rocco allontana da Arezzo il flagello della peste |
regione | Toscana |
provincia | Arezzo |
comune | Arezzo |
indirizzo | via San Lorentino, 8 |
ente schedatore | S04 |
ente competente | S04 |
autori della catalogazione | Compilatore scheda: Fornasari, Liliana Elisabetta; Funzionario responsabile: Casciu, Stefano; Trascrizione per informatizzazione: Siemoni, Giulia (2012); Aggiornamento-revisione: Siemoni, Giulia (2012), SBAPSAE AR, Referente scientifico: Refice, Paola; |
anno creazione | 1991 |
anno modifica | 2012 |
latitudine | 43.467731 |
longitudine | 11.878455 |