notizie storico-critiche | Aurelio Tiratelli rappresenta l'esempio paradigmatico del pittore di paesaggio romano e laziale degli anni settanta e ottanta dell'Ottocento che, piuttosto che seguire le orme tracciate da Nino Costa, sceglie la via napoletana importata da Achille Vertunni fusa con la tradizione pittoresca romantica e per lo più di destinazione commerciale. Dopo una formazione all'Accademia di San Luca, dove studiò pittura con Minardi e Podesti e scultura con Tadolini e Tenerani, Tiratelli si concentrò in un primo momento proprio in questa seconda disciplina. Tuttavia, il contatto con il cognato Pio Joris e gli altri pittori della Campagna Romana, in particolare Giuseppe Raggio, lo spinsero, intorno ai primi anni settanta, verso il rifiuto della formazione accademica e alla scelta del paesaggio studiato en plein air di cui calcava, in particolare, gli aspetti più pittoreschi e popolari, che trattava anche con la fotografia."Una lotta di tori nella campagna romana" documenta l'orientamento del pittore verso rappresentazioni di butteri e bufali, e in generale per quadri di soggetto animalista di cui si riteneva uno specialista. Tra i soggetti prediletti dal pittore si trovano greggi, bufali e tori, come nel dipinto in esame, solitamente realizzati con una tecnica volta alla resa esatta degli effetti atmosferici e naturalistici, all'acceso cromatismo tipico degli ambienti influenzati dalla vibrante pittura di Mariano Fortuny, dei quali l'artista faceva parte, unita ad una scelta di soggetti disimpegnati e molto amati anche all'estero. La cura con cui l'artista si dedicò alla descrizione degli aspetti più caratteristici, ad esempio, della Ciociaria, in molte delle sue opere, soprattutto tarde, permette di rilevare una particolare attenzione anche all'opera di Michetti, il quale ebbe molta eco nella Roma degli anni ottanta, un aspetto della pittura di Tiratelli che sarà portata avanti con maggior vigore da suo figlio Cesare, soprattutto a partire dagli anni novanta del secolo. L'aspetto folcloristico calcato da queste opere giustifica la popolarità che esse riscossero al tempo, in buona parte fuori dai confini nazionali, complice la mediazione di mercanti che sostenevano i pittori di genere. Il successo di Tiratelli, ad esempio, è testimoniato dal fatto che il dipinto in esame, dopo aver partecipato alla mostra delgi Amatori e Cultori di Roma del 1885, fu esposto insieme ad "Un carro alla Marchigiana" al Salon di Parigi del 1886 e di nuovo nella capitale francese all'Esposizione Universale del 1889. "Una lotta di tori nella campagna romana" - databile agli anni intorno al 1884 quando fu esposto a Torino la prima volta - rispetto ad altre opere della produzione del pittore, pur realizzato con una particolare attenzione alla riproduzione del vero senza filtri, denuncia retaggi ancora romantici, rilevabili soprattutto nella sintonia tra il cielo cupo solcato dalle nubi e la veemenza degli animali che occupano il centro della scena, in un contesto naturalistico brullo e stepposo, in sintonia con la poetica di Enrico Coleman. Un dipinto che replica esattamente la stessa scena, ma di dimensioni minori, è apparso sul mercato antiquario e si trova ora in una collezione privata (cfr. Angeletti-Carlini 2000, p. 58). |