dati analitici | In primo piano, sulla sinistra, un abete solitario, affacciato ad una strada a tornanti, funge da quinta alla scena. Al di là della strada una serie di alberi, in parte spogli, in parte con foglie. Dietro ad essi un cascinale sulla sommità di un rilievo. Al di sopra di essa, sulla destra, alberi, cespugli ed un sentiero; sulla sinistra, altro edificio con tetto spiovente. Alla sommità della collina, un castello con torre con monofora sulla destra ed una strada fiancheggiata da pioppi sulla destra. La parte superiore della tela è occupata da cielo. La composizione è caratterizzata dall'accostamento di colori vivaci puri . La tela è posta entro cornice a profilo e luce rettangolare con vetro. Battuta liscia; tipologia a cassetta; interamente laccata bianca. Fascie lisce. Sul retro, in alto, gancio metallico triangolare per sospensione.Soggetti profani. Paesaggi: paesaggio collinare; cielo; strada. Costruzioni: case; castello; torre. Vegetali: alberi; abete; cespugli; cespugli. |
notizie storico-critiche | Il dipinto, unitamente ad altre opere, secondo una politica di promozione degli artisti di origine piemontese o attivi in Piemonte promossa dall'Ente nel corso del Novecento, venne acquistato per L. 100.000 dalla Provincia di Torino all'Esposizione della Società Promotrice delle Belle Arti del 1956, Esposizione Nazionale di Belle Arti in Torino 113° Esposizione, catalogo della mostra (Torino, Palazzo Chiablese, 19 maggio- 29 giugno 1956), Torino, 1956, p. 14. L'autore (Vasto/CH, 1883-Torino, 1969), di cui la Provincia di Torino possiede, oltre all'esemplare in esame altre due opere, si formò inizialmente come ebanista nella bottega paterna e come xilografo. Si trasferì a Torino nel 1907, presto affermandosi come incisore, alternando la presenza in città con ritorni nella terra natale e un viaggio a Firenze ove venne in contatto con l'ambiente stimolante di Soffici, Papini, Prezzolini, De Robertis. Solamente a partire dagli anni venti, influenzato dall'ambiente artistico ruotante intorno a Felice Casorati, decise di dedicarsi alla pittura e fece, per breve tempo, parte del "Gruppo dei Sei". Da allora ha ricevuto notevoli attenzioni da parte della critica e della storiografia che si è particolarmente interessata a questa fase della sua produzione. Nel corso degli anni cinquanta, dedito ormai esclusivamente alla pittura, memore di influenze cezanniane, assorbite nel corso degli anni trenta anche con un viaggio a Parigi, i temi ampiamente praticati del paesaggio e, un poco più raramente, della natura morta, come nel caso in esame, ridotti a forme essenziali, pur nell'estrema oggettività della visione e nella solidità dell'impianto compositivo, si arricchiscono di una tavolozza dai colori forti, accostati in modo innaturale, secondo la fantasia dell'artista. Per un profilo biografico, R. Guasco, I Sei di Torino: Nicola Galante, in Piemonte Vivo, Torino, 1982, n. 3-giugno, pp. 21-24; F. Fergonzi, voce Galante Nicola, in C. Pirovano (a cura di), La pittura in Italia. Il Novecento/1 1900-1945, Milano, 1992, v. II, p. 902; E. Bellini, Pittori Piemontesi dell'Ottocento e del primo Novecento dalle Promotrici torinesi, Torino, 1998, p. 186 (con quotazioni di mercato). La cornice, sia per la tipologia, estremamente semplice, sia per la presenza sul retro di etichette inventariali dell'Ente e dell'esposizione alla Promotrice, è da considerarsi coeva all'opera. |