dati analitici | In primo piano, sulla destra, è rappresentato, di profilo, un uomo seduto sulla sommità di una colline; le braccia accostate lungo i fianchi e le mani appoggiate sulle gambe. Porta i capelli di colore rossiccio con ampio ciuffo sulla fronte e i baffi. Indossa una giacca di colore nero con camicia dall'alto collo bianca di cui emerge solo il colletto e pantaloni marrone scuro. Sguardo assorto; un albero gli fa ombra. Dinnanzi si dispiega la pendice della collina ricca di alberi e giardini; ai piedi di essa alcune case ed una chiesa, sulla sinistra; di rimpetto, una seconda collina con case, giardini e campi coltivati. Sullo sfondo un'ampia pianura assolata con paesi, strade e campi coltivati. La tela è posta entro cornice a profilo e luce rettangolare. Battuta liscia; interamente dorata. Tipologia formata da una doppia fascia intagliata: quella interna con foglie stilizzate che descrivono ovali, quella esterna a traforo, con girali vegetali intrecciate. Gancio metallico.Soggetti profani. Figure: uomo. Abbigliamento. Paesaggi: paesaggio collinare; campi coltivati; cielo; nubi. Costruzioni: chiese; villaggi. Vegetali. |
notizie storico-critiche | Ad eccezioni di alcune, confuse, indicazioni negli inventari patrimoniali dell'Ente che attribuivano erroneamente la tela a Massimo d'Azeglio, non è stato acquisito alcun dato, attraverso la ricerca archivistica, circa le modalità con cui sia pervenuta la tela alla Provincia di Torino ed al suo autore. Appare condivisibile l'attribuzione proposta da Luigi Mallè nel 1964 a scuola piemontese della fine dell'Ottocento ed anche il soggetto proposto, una veduta di Pino e Chieri. La particolare stesura pittorica, sia per la cromia, che per i piccoli e fitti tratti di pennello, permette di ipotizzare che si tratti di un artista che da una formazione presso la scuola paesaggistica piemontese, di particolare spicco nel panorama internazionale negli ultimi decenni del XIX secolo, si sia poi accostato a soluzioni divisioniste che proprio a cavallo dei due secoli venivano presentate, pur con diversa declinazione, da numerosi artisti piemontesi, non solo per impegnati soggetti di denuncia sociale, ma anche nella rappresentazione di vedute, caricate, però, come nel caso in esame, di ulteriori messaggi e significati, da Luigi Onetti (Lu Monferrato/AL, 1876-Torino, 1968) ad Angelo Barabino (Tortona/AL, 1883-1950), da Cesare Maggi (Roma, 1881-Torino, 1961) ad Alberto Falchetti (Caluso/TO, 1878-1951), da Cino Bozzetti (Lecce, 1876-Borgoratto/AL, 1949) a Federico Boccardo (Varallo Sesia/VC, 1869-Sciolze/TO, 1912) o Matteo Olivero (Acceglio/CN, 1879-Saluzzo/CN, 1932). Per un'analisi di carattere generale si vedano gli inserti dedicati al paesaggio in P. Dragone (a cura di), Pittori dell'Ottocento in Piemonte. Arte e cultura figurativa 1895-1920, Torino, 2003. La cornice, sia per la tipologia, con raffinato, ma stilizzato lavoro di intaglio, sia per la presenza sul retro di etichette inventariali dell'Ente e dell'esposizione alla Promotrice, è da considerarsi coeva al dipinto. |