notizie storico-critiche | Ippolito Caffi, giunto a Roma nel 1832, iniziò subito a dedicarsi al paesaggio e alla veduta, portando avanti la sua idea di "pittore-prospettico", retaggio del tradizionale vedutismo veneto, confluita poi nel volumetto "Lezioni di prospettiva pratica". Nel 1837 dipinse quattro vedute, due di Roma e due di Venezia per il Caffè Greco, il luogo di ritrovo degli artisti italiani e stranieri, nonché della scuola romana di fotografia. Tuttavia, la prima volta che il pittore bellunese si era cimentato nella ripresa di una veduta di Roma, fu nel 1835 con un grande disegno ancora di ascendenza veneziana, eseguito al fine di farne una litografia, dalla torre del Campidoglio. Successivamente, a partire dagli anni Quaranta, Caffi cominciò a realizzare e studiare immagini con lo scopo creare un panorama di Roma a 180 gradi. Ad alimentare il gusto per questo genere di veduta, inoltre, nel 1851, fu un soggiorno a Londra, durante il quale il pittore aveva ammirato il Panorama, genere d'intrattenimento molto in voga al tempo, dal quale rimase molto impressionato. Ad ogni modo, ad influenzare il vedutismo di Caffi degli anni romani, contribuì il contatto con la fotografia che praticava personalmente e che conosceva anche per il rapporto che egli aveva con i fotografi del Caffè Greco e di Giacomo Caneva in particolare. Numerose calotipie, eseguite da quest'ultimo tra il 1852 e il 1855, aventi per soggetto il panorama di Roma preso da Monte Mario, hanno delle forti affinità con le vedute caffiane e dimostra l'interscambio tra i due artisti (Pirani, in caffi 2005) In quest'ottica l'opera centrale del Caffi romano, è la vasta opera su tre tele "Panorama di Roma da Monte Mario" (Museo di Roma), del 1857 ca., molto affine alla contemporanea veduta fotografica di Roma di Giacomo Caneva, del 1855 ca., conservata a Roma, al Gabinetto Fotografico Nazionale (p. 283, F. Pirani, in Ippolito caffi, luci del mediterraneo).Il dipinto in esame, deriva dalla veduta del Museo di Roma e ne ripropone la zona centrale, come una sorta di zoom sul centro storico, per questo forse databile allo stesso anno. La composizione del Museo di Roma fu certamente esposta nell'Urbe nel 1959 insieme al relativo bozzetto (Venezia, Museo Correr) e ad un olio su analogo soggetto (Venezia, Galleria Internazionale d'Arte Moderna), mentre una "Veduta da Monte Mario" comparve alla Promotrice di Torino nel 1862. L'ausilio fotografico nell'opera è evidente soprattutto nell'impaginato che taglia i casolari in primissimo piano e le zone laterali della veduta; la resa pittorica, invece, condensa impressioni atmosferiche e vedutismo settecentesco veneto, una composizione topografica razionalmente impostata e le aspirazioni del nuovo paesaggio romantico. Caffi compie, cioè, una sintesi geografico-atmosferica e storica (Di Majo 2006a) al fine di porre al centro dell'opera il rapporto che intercorre tra l'insieme dei monumenti della Roma classica e cristiana - la capitale delle arti - e il suo paesaggio circostante, insieme irresistibile, nel XIX secolo, per i viaggiatori del Grand Tour (Di Majo-Susinno 1986 e Di Majo 2006b). |